Inazuma Eleven Go Chrono Stones
Lo splendido sport del calcio, venerato come una religione e praticato da ogni singolo abitante del Giappone, non esiste più. A pochissimi mesi dalla conclusione del torneo del Cammino Imperiale, Arion rientra alla Raimon ansioso di rivedere i suoi inseparabili amici del club di calcio e riprendere gli allenamenti. Stranamente però, al posto del campo d’allenamento ora stanno giocando a baseball e sembra che nessuno abbia mai avuto interesse per il pallone. Gli stessi compagni di squadra fanno tutt’altro: chi suona il piano, come Di Rigo, chi invece gioca a basket o si diletta con il club di calligrafia. Il povero Arion sta per dar di matto, quando all’improvviso compare un losco e minaccioso individuo deciso a cancellare per sempre dai pensieri del giovane lo sport tanto amato. Salvato in extremis dalla new entry Fey Rune, un simpatico ragazzotto dai capelli verde acqua che sembra sapere il fatto suo, veniamo informati che una potente organizzazione del futuro chiamata El Dorado sta inviando indietro nel tempo i suoi agenti per eliminare alla radice il gioco del calcio; pericoloso e destabilizzante strumento di rivolta per l’ordine sociale futuro. Arion, ovvio, non ci pensa nemmeno lontanamente a rinunciare alla sua passione e farà di tutto per riportare il corso della storia sui giusti binari. Con l’aiuto di Fey, dell’orsacchiotto Wonderbot e di una pletora di vecchi e nuovi compagni, inizia un divertente carosello di intrecci temporali in barba a qualsiasi paradosso. La tematica dei viaggi nel tempo torna a far capolino nella serie (un assaggio lo avevamo avuto con Ogre all’Attacco ed il bisnipote di Mark Evans) mantenendone inalterato lo spirito “sopra le righe” che da sempre la caratterizza. Anzi, potremmo dire che in questo episodio i Level-5 si sono superati, portando tutto al parossismo, con assurdi siparietti e pretesti narrativi esilaranti. Tra una Pulzella d’Orléans insicura e pasticciona e un Nobunaga fiero e giusto, come di consueto, se ne vedono di tutti i colori. Nonostante tutto, il titolo riesce – al contrario del suo predecessore – a toccare le corde giuste, attestandosi su un discreto livello. Ciò può esser dovuto non solo al diverso spessore che caratterizza i personaggi, ma anche all’apporto, tra gli altri, di alcuni volti noti di grande caratura. Insomma, ci troviamo per le mani un Inazuma che riesce, sotto il profilo narrativo, a giocarsela quasi alla pari con i migliori episodi sin qui usciti. L’unica novità degna di nota di questo capitolo porta il nome di MixiMax; un’abilità resa disponibile grazie alle pistole dell’orsacchiotto Clark Wonderbot, le quali consentono di trasferire temporaneamente il potere di un personaggio ad un calciatore ricevente, che anche in questo caso, per un determinato periodo di tempo, incrementa in modo esponenziale le proprie statistiche ed abilità speciali. Questa feature peraltro è legata a doppio filo con esigenze di sceneggiatura, per motivi che lasceremo scoprire a chi non ha ancora visto la serie animata. Le fasi gestionali e di reclutamento sono rimaste invece pressoché invariate dalla precedente incursione del brand. Si potrà “grindare” esperienza attraverso i duelli (5 vs 5) sparsi per il mondo di gioco o attraverso le amichevoli extra (11 vs 11) contro squadre famose, e reclutare centinaia di giocatori, per creare la propria squadra personalizzata. Come al solito però gli evocatori avranno la tendenza a restare titolari senza grande fatica durante tutto il corso dell’avventura; sia per comodità che per i loro indubbi vantaggi tattici. Dunque, reclutare altri calciatori rimane più un esercizio di stile e collezionismo, che passa attraverso l’acquisto di “carte amico”, ognuna delle quali presenterà un determinato numero di sub quest da portare a termine per poter ingaggiare il giocatore riportato sulla carta. La longevità, da questo punto di vista, sembra davvero assicurata per chi avesse la voglia e la pazienza di arruolare tutti i calciatori che incontra. Altre novità di rilievo non ve ne sono, ma tanto basta. Il gameplay appare solido, immediato – nonostante i ritmi sempre singhiozzanti dell’azione – e, come al solito, divertente. A poco meno di un anno di distanza dall’ultima interazione del brand, ancora una volta ci troviamo per le mani un episodio (anzi due) della fortunata serie ruolistico-calcistica. Il titolo si limita a seguire il sicuro e poco rischioso percorso intrapreso in questi anni da Level-5, aggiungendo come di consueto solo un piccolo tassello rispetto all’episodio precedente. Senza fretta, la serie continua insomma per la sua strada. Dal punto di vista qualitativo, in questo caso, non ci possiamo lamentare: il discreto livello narrativo (sicuramente strambo, però più valido rispetto al pallido primo capitolo della nuova trilogia) e la solita, inossidabile, struttura di gioco permettono ancora un bel po’ di ore di divertimento in compagnia di Arion e soci. Purtroppo però il brand sta lentamente “invecchiando” e perdendo lo slancio dei primi anni. Ciò che manca realmente è il guizzo, l’attesa novità, una ventata d’aria fresca che abbia il coraggio di mutare sensibilmente una formula di gioco che, per quanto solida e ben fatta, è rimasta sin troppo simile a se stessa per tutti questi anni.
Voto: 8